Cenni sull'impiego del fagotto

La prima apparizione del fagotto in orchestra fu nel "Pomo d'oro" di Cesti, eseguito nel 1668, dove è inserito con cornetti e tromboni.

Keiser, nel suo "Octava" del 1705, incluse un'aria accompagnata da 5 fagotti. Con l'opera di Lully "Psyche" del 1678, lo strumento acquista una nuova funzione di basso e viene abbinato con due oboi formando un trio in contrapposizione al gruppo degli archi. In seguito anche Purcell usò lo stesso modello nel 1691 in "Dioclesian".

Non si sa esattamente per quale tipo di strumento fecero in modo che i compositori si interessassero maggiormente al fagotto: Teleman, nel 1728, pubblicò la sua Sonata in FA minore; di questo periodo sono anche le sonate di C. Besozzi e Schaffrath e i Graun, Graupner, Fasch e J. S. Bach. Importanti sono le composizioni per trio di Telemann, Haendel e le notevoli sonate con due oboi di Zelenka.

Boismortier pubblicò dal 1726 diversi duetti per fagotto a scopo didattico, mentre Corrette scrisse un meraviglioso lavoro per 4 fagotti: "Le Phenix".

In Germania il fagotto fu considerato indispensabile in orchestra come elemento di consolidamento e chiarimento della linea dei bassi; a tal proposito P. Lichtenthal nel suo dizionario, fornisce una testimonianza di quello che era l'uso all'epoca del fagotto come rinforzo.

Nel 1789 Quanz indicò la proporzione fra archi e fagotti nel numero corrispondente a: un fagotto per 9 archi, 2 fagotti per 13 archi e 3 fagotti per 21 archi.

L'uso dei fagotti in coppia si stabilizzò nell'orchestra classica. Mozart, nel concerto K 191, mostra una grande conoscenza della natura dello strumento. Secondo Jahn sembra che Mozart abbia scritto altri due concerti, ma questa ipotesi non è sostenuta da nessuna documentazione. Il secondo concerto di Mozart in SI bemolle,pubblicato nel 1934, viene attribuito a Devienne.

Attorno all'800 sono stati scritti numerosi componimenti per fagotto e archi da Stamiz, Devienne, Krommer, Danzi, Reicha. I concerti per fagotto di questo periodo sono stati scritti appositamente per fagottisti di fama; come i concerti di Kozeluch, Danzi, David, Hummel e Berwald. Weber compose nel 1811 il concerto in FA per Brandt di Monaco, mentre l'Andante Rondò Ungherese è una successiva rielaborazione del concerto per viola.

Altri lavori virtuosistici furono composti da Gebauer, Jacobl e Almenraeder, che adattandosi alle diverse richieste prendevano la forma di Potpourris e Variazioni.

Tra le sinfonie concertanti emergono quelle di Mozart e Haydn; notevole è anche il Concertino per fagotto e corno di Paganini. Sono stati scritti concerti per due fagotti e orchestra da Dieter, Johnsen, Schacht e Vanhal.

Le sonate per fagotto, durante tutto l'800, sono rare: si possono ricordare quelle di Reicha, Krufft, Amon, Moscheles, Theuss, Spehr e Jacobi. Notabili sono i Morceaux de Concours di Pierne, Bordeau e Busser.

Tra la vasta produzione del nostro secolo figurano lavori di: Elgar, Wolf-ferrari, Villa-Lobos, Jolivet, Francix, Jacob, Strauss, Hindemith; le sonate di Saint-Saens, Longo, Hindemith, Skalkottas, Tansman, Dutileux, Nussie e Bozza. Troviamo pezzi per fagotto solo di Bentzen, Wellesz, Arnold, Jacob, Stockhausen e Bettinelli.

In questo secolo sono state introdotte nuove tecniche come il doppio e il triplo staccato, il frullato, la produzione di armonici e accordi, il vocalizzare mentre si suona, il frullare della sola ancia, e suonare il fagotto a pezzi.

Molte di queste tecniche si possono trovare nelle concertazioni per fagotto archi e percussioni di Bartolozzi, in Stockhausen nel quintetto a fiati "Adieu", in W. Matthews nel suo "Sumer is Icumen in Laude Sing" e in Ton-that tiet nel suo "Jeu des cinq elements II" per fagotto solo.

 

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